LE STREGHE DI CRANA
In Valle Vigezzo, sotto la bocchetta di Fontanalba ai piedi della Pioda di Crana, sorge una
cappella oggetto di grande devozione. Si tratta di un’antica costruzione in pietra viva, nascosta in una piccola conca severa e sinistra, sulla cui facciata vi è dipinto San Pantaleone, patrono di Crana. Perché i vigezzini sono devoti al santo? E perché fu costruita una cappella in un luogo simile?
Non si fermò e proseguì il suo cammino verso il passo, superando diversi ponticelli. Arrivato a uno di questi, un brivido percorse il suo corpo e vide che anche i muli si erano fermati. Alzando gli occhi al cielo, notò che si stava facendo minaccioso e ripensò ad una delle donne nel campo di segale che gli aveva detto:“Non spira buon vento oggi sulla montagna!”. Intuì allora che fossero streghe, perché anche in Valle Vigezzo erano streghe, strii, le donne più brutte e quelle più belle. C’erano anche tanti stregoni, i planduj.
Mancava poco per arrivare alla stretta bocchetta di Fontanalba, dove soffia un vento tanto forte da far vacillare i viandanti.
Proprio là, sbucando da tutte le grotte della Pioda di Crana, si riunivano le streghe.
Ai confini del bosco che scende lungo il fianco della montagna c’era, e c’è ancora, un grosso masso con una croce scolpita. Quel luogo si chiama il morto. Il povero Pantaleone era preso da una forte suggestione che veniva dal morto, dal luogo aspro, dal vento e dall’oscurità. Mentre spingeva avanti i muli, gli sembrò di sentire il masso che sibilava: “Non spira buon vento oggi sulla montagna!”. Nei pressi del valico cominciò a cadere una pioggia battente con lampi e tuoni e mentre il vento urlava, una voce continuava a sussurrare la maledizione.
Plotoni affiancati di streghe gli sbarrarono il cammino. Fra essi, le quattro donne del campo di segale si precipitarono all’attacco di Pantaleone, che si gettò in ginocchio invocando l’aiuto del suo santo protettore, del quale portava il nome. Subito cessano i lampi e il vento, insieme alle streghe. La salvezza era arrivata.
Scese a valle, facendo voto di erigere una cappella in quel luogo, dedicata al santo. Il giorno dopo un muratore iniziava la costruzione sull’impronta delle ginocchia di Pantaleone.
Lo stesso muratore raccontò che mentre lavorava lepietre, si udivano i sibili e i lamenti notturni delle streghe e quando fu dato il colpo finale, dalla Pioda di Crana si levarono le grida delle ultime quattro streghe del paese, che si erano messe a letto la sera della tempesta ed erano spirate al compimento della cappella. Solo allora fra le urla si udirono i loro nomi,pronunciati da voci misteriose.
A spasso tra le streghe in una notte di plenilunio
Vi siete fatti fotografare? Qui sotto è possibile vedere le immagini scattate nell’angolo fotografico dedicato, durante l’evento “A spasso tra le streghe in una notte di plenilunio” a Craveggia il 4 ottobre 2014 .
Le streghe nella storia
Il fenomeno della stregoneria è legato a credenze e comportamenti per secoli ritenuti criminali, tanto più gravi quanto più si credeva fossero condotti in modo occulto, con l’aiuto del demonio. Ma cosa si intende per stregoneria?
Il Sabba
Il Sabba della Valle Antigorio, chiamato “Il Gioco” o “il Gioco del Demonio”, non si discosta di molto dallo stereotipo di Sabba descritto in molti libri: streghe e stregoni si radunavano di notte, in luoghi solitari, nei campi o in montagna. Talvolta giungevano volando, dopo essersi cosparsi di unguenti, a cavallo di bastoni o manici di scopa; talvolta invece arrivavano in groppa ad animali, o trasformati in animali essi stessi. Tutti coloro che venivano ai raduni per la prima volta, dovevano rinunciare alla fede cristiana, profanando i sacramenti e rendendo omaggio al diavolo, presente in forma umana oppure, più spesso, in forma animale o semi animale. Seguivano banchetti, danze, orge sessuali. Prima di fare ritorno alle proprie case streghe e stregoni ricevevano unguenti malefici, preparati con diversi ingredienti, tra cui il grasso di bambino.