Le tracce della cultura della pietra
Ai confini della Valle Loana verso l’alpe Scaredi, la cultura della pietra lascia la sua traccia in alcune fornaci, usate per la produzione di calce, attività favorita dalla presenza di affioramenti calcarei e marmi.
Già presenti nel Seicento, le fornaci furono attive fino alla metà del Novecento.
Sono strutture di pietra a pianta circolare, con un diametro di circa due metri, parzialmente interrate. All’interno, nella zona sottostante, c’era una camera che costituiva la zona di alimentazione del fuoco per le operazioni di cottura, le quali duravano da sei a otto giorni.
Oggi sono state censite sei strutture, tutte parzialmente nascoste dalla vegetazione; una è stata recentemente ristrutturata, ed è facilmente raggiungibile lungo il sentiero che conduce a Scaredi. Questa posizione permette di osservare sia i caratteri architettonici della fornace, sia di relazione con l’ambiente circostante: la vicina mulattiera che conduce ai luoghi di estrazione, il bosco da cui trarre il legname per l’alimentazione del fuoco, il torrente per l’acqua necessaria ad alcuni processi di produzione; a seconda del quantitativo di acqua impiegato trovò il giusto impiego in ambito edile, nella realizzazione degli affreschi e come disinfettante.
MARMO BIANCO DI SCAREDI
Il nome di questo tipo di marmo si riferisce al nome del paese che confina con le Alpi ai limiti del Parco Nazionale della Val Grande, territorio nel quale è possibile trovare questa roccia.
CLASSIFICAZIONE: Roccia metamorfica
CARATTERI: Colore bianco privo di venature. Ha buona compattezza.
PROVENIENZA: Laghetto dei Marmi, alpe Scaredi, Parco Nazionale della Val Grande.
ESTRAZIONE: Per la salvaguardia di un ambiente protetto, non è stata prevista l’apertura di alcuna cava; il marmo si recupera a 1800 metri di altezza nel cuore delle Alpi Lepontine.