Una tradizione secolare
Nell’alta Valle del Basso affiora il cosiddetto Castello, il più imponente masso di pietra ollare presente sul territorio vigezzino. La sua superficie porta le tracce dell’estrazione di blocchi arrotondati di pietra ollare, con un diametro di circa 30 – 40 cm.
Altri siti di estrazione si possono vedere lungo la strada della Val Loana, nei pressi della diramazione che conduce alla Valle del Basso, dove sono presenti grandi massi trasportati dal ghiacciaio.
La pietra ollare ha costituito per secoli una risorsa di grande importanza, nonostante la distanza, il peso del materiale e le strade poco praticabili.
Oggi si può trovare la pietra ollare nella Fontana del Basilisco a Malesco, terminata nel 2002 e situata in Piazza della Chiesa. E’ un’opera ricca di richiami alla natura, alla montagna, all’uomo e all’immaginario. Al centro della vasca si trova un masso di pietra ollare proveniente dalla Valle Loana. E’ di colore verde con sfumature rosse a causa dell’ossidazione dei minerali di ferro; sulla sua superficie sono visibili i segni delle antiche estrazioni. Anche i fiori posti sul bordo della fontana sono scolpiti nella pietra ollare; come la fontana stessa, riproducono la Potentilla Tormentilla, un piccolo fiore giallo a quattro petali, diffuso nei pascoli di montagna, presente nello stemma del Comune di Malesco. La creatura sul masso è l’interpretazione di un basilisco (il Berzelèsk), protagonista di alcune leggende locali.
Sempre a Malesco si trova un masso erratico di pietra ollare noto come il masso della fertilità o sasso scivolone; un’antica tradizione lega il gesto di scivolare sulla sua superficie a rituali di fertilità femminile.
LAUGERA O PIETRA OLLARE
La pietra ollare era molto utilizzata per la realizzazione di pentole, i laveggi, già descritti da Plinio il Vecchio nel 70 d.C. Le caratteristiche di facile lavorazione, resistenza al calore e al vento hanno permesso un vario impiego della pietra ollare, impiegata per stufe, camini, pentole, e vasi per la conservazione di alimenti. E’ stata molto utilizzata in ambito architettonico, urbanistico e nell’arte sacra (ad esempio fontane, vasche e ornamenti per gli spazi pubblici e esterni, balaustre, fonti battesimali e altri manufatti all’interno delle chiese).
CLASSIFICAZIONE: Roccia metamorfica.
CARATTERI: Colore verde scuro tendente al nero con sfumature biancastre e verde smeraldo. Resiste all’usura ed è di facile lavorabilità.
PROVENIENZA: I rari affioramenti di questa roccia, nei territori prossimi alla Valle Vigezzo, sono concentrati tra la Valle Antrona, la Valle Vigezzo e in Ticino.
LA TECNICA DI LAVORAZIONE
I blocchi erano lavorati al tornio, prima all’esterno e poi all’interno, dove erano incisi con verghe metalliche per dare forma alle pareti. Si usavano poi dei ferri da fondo, ricurvi all’estremità, per plasmare la base.
In questo modo, da un solo blocco si potevano ottenere diversi laveggi in successione, di dimensioni sempre più piccole. Blocchi di pietra non omogenei o contenenti minerali duri non erano adatti alla tornitura, e venivano segate o lavorate con strumenti a percussione.