Il Carnevale Maleschese
In Valle Vigezzo il Carnevale Maleschese ha radici profonde e culturali. Giacomo Pollini, nell’opera Malesco, ne attesta l’esistenza già nel 1896.
In passato, il ballo aveva inizio la settimana grassa; nel pomeriggio del giovedì i suonatori giravano suonando, e andavano per le osterie di tutti i paesi della Valle. La sera, verso le otto, si recavano al luogo della festa pronti per protrarre le danze fino alle otto del mattino seguente. Il venerdì, suonatori e organizzatori facevano il giro della Valle sul sciaraban, un calesse su cui tenevano due caraffe, riempite una di farina e l’altra di panna. La farina veniva gettata sulla faccia dei curiosi giunti ad assistere al loro passaggio (come si fa oggi con i coriandoli); la panna veniva scambiata con il vino nelle varie osterie in cui facevano sosta.
Ul Trapula
Il nome Trappola o anche Trappolino, da cui ha avuto origine ul Trapula maleschese, deriva da una maschera che faceva parte del gruppo degli Zanni ed era caratteristico della Commedia dell’Arte. Il ballo del Trapula era sempre molto atteso e di solito avveniva dopo la mezzanotte. Consisteva nell’esibizione di una sola coppia, per far divertire i presenti in sala. Chi impersonava la maschera era solitamente un personaggio un po’ eccentrico e comico, ogni anno sempre lo stesso. Per carnevale era vestito e truccato in modo bizzarro, mentre la ballerina indossava un abito molto civettuolo. A ritmo di musica, ul Trapula doveva cercare di conquistare la ragazza; lei all’inizio doveva mostrarsi restia e quando la musica si fermava un momento, concedere qualche bacio agli spettatori più vicini. Ul Trapula allora, ingelosito, aumentava la comicità del suo tentativo di conquista, finché la musica terminava e si poteva tornare ai balli consueti, mentre questo personaggio raccoglieva le mance con il suo cappello.
I balli
Il ballo più coreografico era la matuzinaa, che prevedeva il formarsi di due file di coppie. I capofila e le loro ballerine indossavano abiti particolari, così come il resto del corpo di ballo, vestito con il costume vigezzino. Muovendosi a ritmo di una certa musica, le due file si prendevano a braccetto, saltavano, roteavano e si inchinavano. Prima procedevano lineari, poi si intersecavano e componevano cerchi, volute e girotondi, scomponendosi e ricomponendosi fino agli inchini e ai saluti finali. I matuzitt erano i capi ballerini. Anche in questo caso, il termine ha origine antica e deriva dal Mattaccino di epoca rinascimentale: derivante dallo spagnolo matacin, si riferiva a due figure, il Mattacino giocoliere e i ballerini vestiti con fogge bizzarre che eseguivano l’omonima danza alla quale si ricollega la matuzinaa.