La prima delle Valli dell’Ossola a essere abitata
La Valle Vigezzo è stata la prima tra le Valli dell’Ossola ad essere abitata.
Si pensa che l’altopiano vigezzino, in tempi molto remoti, fosse dapprima coperto di ghiacciai e successivamente occupato da un lago, come dimostrerebbe la sua forma ellittica cinta da montagne e stretta alle estremità: a sostegno di questa tesi, in alcune zone della Valle è stata registrata la presenza di torba, che potrebbe segnalare l’antica presenza di una palude o di un lago. Le aree acquose potrebbero poi essere state colmate dai materiali trascinati dai torrenti che scendevano dai monti circostanti, e che hanno formato il piano della Valle come si vede oggi.
Giacomo Pollini esprime un’ipotesi molto interessante riguardo ai primi abitanti nella zona della Valle Vigezzo. Sostiene che essi dovettero cercare un luogo per i loro insediamenti: il più adatto sarebbe stato il pendio lungo la costa esposta a sud, dove oggi sorgono i comuni di Craveggia e Toceno. Tuttavia dovettero scegliere un’area situata sul piano; a quel tempo infatti, l’Europa e le Alpi erano popolate da animali feroci, contro i quali la difesa doveva essere costante. Nessun luogo era quindi più adatto di un’area lacustre, così diversa dal territorio incolto tipico di quegli animali. Perciò i primi abitanti impiantarono i loro villaggi su palafitte, in modo da essere sempre circondati da un fossato riempito d’acqua e da alti steccati.
La venuta di queste genti corrisponde all’età neolitica, e le palafitte lacustri arrivano fino all’età del bronzo. All’inizio vivevano di caccia e pesca; in seguito, dopo la liberazione dagli animali selvatici, si dedicarono alla pastorizia e all’allevamento di vacche, maiali, capre, pecore e cani.
A Malesco, nella pineta accanto al Rio Secco, sono visibili le tracce di un culto magico-pagano precristiano: i massi coppellati e il sasso “scivolone”, così chiamato perché su di esso le donne si lasciavano scivolare come rito propiziatorio legato alla fecondità.