Un territorio legato alla Resistenza e alla forza
LA SECONDA GUERRA MONDIALE
L’Ossola e la Valle Vigezzo furono scenario di numerose attività di resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale: l’estate 1944 fu il periodo della prima liberazione delle Valli e del loro autogoverno.
Gli alleati stavano guadagnando vittoria, diffondendo un clima di grandi speranze, in cui i partigiani continuavano la loro dura battaglia. Tra il 12 e il 16 giugno le aree comprese tra la valle Vigezzo, la valle Cannobina e il lago Maggiore furono i luoghi di un tragico rastrellamento delle forze partigiane: da 16 a 20 mila uomini perlustrarono la zona, uccidendo circa 200 uomini; 43 furono fucilati a Fondotoce, e 16 giovani furono condotti a Malesco, dove per 8 giorni furono torturati nelle cantine delle scuole e infine fucilati a Finero.
Nonostante le perdite, la lotta partigiana non si fermò. Dopo una prima resa delle truppe nemiche, fu fondata la Repubblica dell’Ossola, fondata il 10 settembre e caduta il 23 ottobre 1944, quando giunse il contrattacco. Nazisti e fascisti tornarono in Ossola, e dopo aver rotto lo schieramento della Cannobina, entrarono in valle Vigezzo. Lungo la vecchia strada che porta in Valle Cannobina, un busto ed una lapide segnalano il luogo dove caddero Alfredo di Dio e Attilio Moneta, alla guida delle truppe partigiane.
L’ALLUVIONE
Negli anni Settanta la Valle fu colpita da una terribile alluvione che causò quattordici morti e ingenti danni a edifici, strade e mezzi di trasporto, scenari naturali.
Era lunedì 7 agosto 1978, nel pieno della stagione turistica, con migliaia di persone a popolare i paesi vigezzini. La pioggia battente aveva iniziato a scendere di domenica, per raggiungere il suo apice il lunedì, compiendo la catastrofe fra le 18 e le 20.
Quando l’acqua finì di scrosciare, la Valle al buio era sconvolta. Le linee telefoniche interrotte non permettevano di fare velocemente il punto della situazione.
La luce del mattino dell’8 agosto rivelò agli abitanti della valle uno scenario di macerie e detriti. Le strade e la ferrovia erano impraticabili, e i collegamenti con Domodossola e Locarno interrotti. Mancavano luce e acqua, si temeva un lungo isolamento. Il panico prese il sopravvento sulla ragione, e cominciò l’assalto ai negozi per recuperare beni di prima necessità.
Tuttavia, la volontà di risorgere era molto forte e non mancò la collaborazione per soccorrere le famiglie che avevano perso tutto e ricostruire la Valle. L’unica salvezza fu la strada della Cannobina, grazie alla quale (insieme con il servizio degli elicotteri), fu possibile portare in Vigezzo i rifornimenti per i primi soccorsi.
Nonostante le perdite, la Valle non si piegò, e si mise subito all’opera per sanare i danni.
La settima edizione della Sgamelàa d’Vigezz (una delle più antiche marce non competitive d’Italia) divenne il simbolo della rinascita. Organizzata per il 3 settembre, nonostante il percorso compromesso, non fu cancellata: tutti diedero la propria disponibilità per portare a termine questa iniziativa. Con la partecipazione di corridori d’eccezione come Ambrogio Fogar, navigatore ed esploratore, Michele Dancelli, ciclista, Sisto Scilligo, campione olimpico, e Walter Caffoni, primatista della K1, la marcia ha attraversato come sempre i sette comuni, molti dei quali ancora segnati dall’alluvione. E’ stata tra le molte prove di determinazione e tenacia di un’intera valle, per dimostrare la volontà di rinascere e ricostruire ciò che la natura aveva tolto.