Storie di streghe: gioca e vinci!!

Francisco Goya, Il sabba delle streghe, 1797 – 1798
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La Fornace delle Streghe
Dopo il lungo Concilio di Trento […] le streghe dovevano essere srazzate completamente ad ogni costo. Dirlo era facile, emanare il decreto di sterminio anche; ma applicarlo nel caso pratico riusciva difficilissimo, per non dire impossibile […] perché di streghe e di stregoni ne esistevano migliaia e migliaia dispersi per tutto il mondo.
Per di più certi stregoni occupavano alte cariche nella società, e naturalmente, avendo voce in capitolo e prevedendo l’imminente pericolo, si opponevano fieramente allo sterminio o per lo meno lavoravano sott’acqua per farlo andare a male. D’altro canto, le autorità non intendevano transigere e volevano purgare tutto il mondo dalle streghe e simili genìe.
L’Ossola […] non doveva certamente essere privata dell’opera purificatrice. Per cui vennero gli inquisitori e per cavarsela in fretta, pensarono bene di far costruire una grande fornace, sulla vecchia strada tra Oira e Crevola, e dato che possedevano già l’elenco con nome, cognome, paternità e soprannome di tutti coloro che erano ritenuti streghe o stregoni, intimarono loro di trovarsi un venerdì stabilito, davanti alla nuova fornace per essere processati, e se trovati colpevoli d’aver contratto patti col demonio […] o d’ave partecipato agli empi sabbati notturni… abbrustoliti ben bene senza tante formalità, chè la fornace era stata accesa unicamente per quello.
I primi a comparire davanti agli inquisitori e… alla fornace ardente, manco a dirsi, furono quelli di Croveo, i quali lasciarono quasi deserto il paese; perché la maggioranza erano colpevoli, compreso i prete, che lavorava maledettamente di… fisica. Già sicuri di essere condannati, per non mostrare le loro belle faccie a tutti i curiosi accorsi dalle valli per assistere al tremendo giudizio, si presentarono sotto forma di gatti neri e furono condannati in massa.
Poi giunsero, come Maddalene pentite, tre streghe di Varzo le quali volevano persuadere ad ogni costo i giudici che erano innocenti; ma mentre s’accaloravano nella discussione cascò loro di dosso una boccetta d’unguento col quale segnavano gli orti per non lasciar crescere le belle verze di cui Varzo fu sempre orgogliosa. Quell’incidente fu la causa della loro condanna.
Gli stregoni di Masera per approvare la loro innocenza, ritennero opportuno farsi accompagnare dal cavallo di San Martino, ma il cavallo, astuto e sapiente, giunto vicino alla fornace, sprangò loro un calcio che li mandò a finire tra le fiamme prima che si cominciasse il processo. […]
Il fuoco nella fornace ardeva da tre giorni, sempre alimentato dai corpi venduti a satanasso, l’Ossola si poteva quindi considerare completamente purgata dall’iniqua stirpe.
Restava ancora la gran strega di Agaro, che per età, astuzia e malignità, si poteva ben considerare la decana delle streghe ossolane. Quantunque vivesse lassù tra la neve e i pini in continui rapporti col diavolo e con le streghe tedesche, dovette rassegnarsi a discendere. Gli inquisitori la trovarono colpevole d’innumerevoli nefandità, per ciò la condannarono a perire come tutte le altre. Essa si finse rassegnata, anzi quasi pentita dei mali fatti e chiese ai giudici, come grazia suprema, di versare sulle ceneri delle colleghe bruciate un’anfora di vino. Gli inquisitori […] non ebbero il coraggio di negare una grazia tanto semplice: gliela concessero.
Avvicinatasi all’orlo della fornace la vecchia ed astuta strega di Agaro versò, invece che del vino, borbottando misteriose parole, un filtro diabolico: di botto le streghe e gli stregoni risorsero tutti […] acciuffarono i giudici sbalorditi e li scaraventarono nella fornace infuocata; poi trasformatisi in vampiri se ne ritornarono alle loro case […].
Tratto da Illustrazione Ossolana – Rivista periodica trimestrale anno XV N.4 1973 pp. 106-107